In un articolo di Nature Electronics pubblicato questa settimana, i ricercatori descrivono come hanno diretto la crescita di cellule staminali umane in organoidi cerebrali ricchi di neuroni.
Hanno quindi posizionato uno di questi “minicervelli” su un chip elettronico contenente migliaia di elettrodi e hanno collegato il sistema a un programma di apprendimento automatico, ha riferito Nature, creando un “biocomputer” ibrido. Quando i ricercatori hanno stimolato il sistema, soprannominato Brainoware, con impulsi elettrici, l’organoide cerebrale ha risposto formando nuove connessioni neuronali. Un programma di intelligenza artificiale (IA) ha quindi decodificato il modo in cui tali connessioni elaboravano i segnali elettrici quando l’organoide li riceveva. Il sistema è stato in grado di elaborare informazioni, eseguire semplici attività di calcolo e ha persino dimostrato una capacità limitata di riconoscimento vocale. Al momento, Brainoware non è terribilmente accurato, hanno detto gli autori dello studio a MIT Technology Review, e creare e mantenere organoidi cerebrali sufficientemente grandi da svolgere attività più complesse si rivelerà una sfida. Ma questa tecnologia potrebbe aprire le porte a una nuova generazione di IA che imita meglio la flessibilità e l’efficienza energetica del cervello umano.