Come già successo in occasione delle due mancate qualificazioni consecutive ai mondiali, anche dopo l’umiliante eliminazione dell’Italia all’Europeo in Germania, sono state tirate in ballo sempre le ‘solite’ motivazioni.
C’è chi parla della mancanza di strutture adeguate. Vero e vanno assolutamente migliorate. Però è anche vero che sono decisamente migliori rispetto al 2006 e al 2021 quando l’Italia ha vinto il mondiale e l’Europeo.
Altri invece puntano il dito sui troppi stranieri nelle prime squadre e nei vivai dei club italiani. Vero anche questo, ma è un dato comune a quello dei principali movimenti calcistici europei. La differenza è che le altre federazioni sono state brave a naturalizzare i migliori, aumentando così anche la competitività delle proprie nazionali.
I più ‘evoluti’ parlano delle riforme non fatte. Giusto anche questo. Ma anche in questo caso le tanto invocate riforme non sono state fatte neanche nel 2006 e nel 2021…anzi nel 2006 l’Italia ha vinto il mondiale subito dopo lo scandalo calciopoli…Ma poi quali riforme che se vanno a toccare gli interessi di certi brand, i media nazionali e le istituzioni non solo calcistiche le giudicano da bocciare o non attuabili? Il famoso fair play finanziario è il classico esempio…
Ma perché non partire invece da una necessaria svolta nella mentalità del sistema calcio italiano?
Sarebbe interessante avere delle risposte da chi gestisce il calcio a tutti i livelli su:
- Come frenare quei tanti (per fortuna non tutti) presunti ‘maestri’ che nelle scuole calcio ai bambini ai primi calci pensano di inculcare principi di tattica soffocando il loro istinto calcistico?
- Come evitare che agli stage dei top club italiani, sempre i cosiddetti ‘maestri’ non sempre all’altezza mandano non i più meritevoli, ma i figli degli amici o quelli che hanno alle spalle qualche sponsor che paga?
- Per curare gli interessi di quale brand Spalletti ha convocato Fagioli, fermo un anno per squalifica? Se Fagioli fosse stato un calciatore della Roma o del Palermo o del Napoli o del Montevarchi sarebbe stato ugualmente convocato?
- Perché Spalletti non ha convocato tra i centrocampisti il 21enne Casadei, Pallone d’Oro e Scarpa d’Oro (7 gol) al mondiale Under20 nel 2023?
- Che fine ha fatto Pafundi?
- Perché in Italia i calciatori di 21-22 anni sono ancora considerati ‘giovani da farsi le ossa‘ nei campionati minori, mentre all’estero hanno già diverse presenze in Champions e in nazionale?
- I media con fare ‘ruffiano’ hanno sparato i fuochi d’artificio perché il Milan ha blindato Camarda, per loro conta solo questo…ma perché non si chiedono come mai non può essere utilizzato con continuità in prima squadra? Camarda ha 16 anni, la stessa età del debutto in Champions League e nella nazionale spagnola di Lamine Yamal.
- Perché calciatori come ad esempio Immobile, Zaniolo, Kim, Cuadrado, strabocciati all’estero in Italia hanno fatto la differenza?
- Cosa manca ai calciatori italiani per essere presi in considerazione dai top club europei, che hanno nelle loro rose tanti giocatori di nazioni a volte difficili anche da trovare sulle cartine geografiche?
In merito al punto 9, riportiamo un dato che riteniamo interessante.
Non ci sono calciatori italiani in nessuno di questi top club europei:
- Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Leverkusen e Lipsia in Germania;
- Manchester City, Liverpool e Manchester United in Inghilterra;
- Ajax, PSV e Feyenoord in Olanda;
- Benfica, Porto e Sporting Lisbona in Portogallo;
- Celtic e Rangers in Scozia;
- Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Siviglia, Valencia e Athletic Bilbao in Spagna.
Gli unici 5 li troviamo in quattro soli top club (2 portieri, 2 centrocampisti e 1 difensore):
- 1 PSG (più un club solo ricco che prestigioso…): Donnarumma (25 anni portiere);
- 2 Tottenham: Vicario (28 anni portiere), Udogie (22 anni esterno sinistro difensivo, nato a Verona ma di origini nigeriane);
- 1 Arsenal: Jorginho (32 anni centrocampista, brasiliano naturalizzato italiano):
- 1 Chelsea: Casadei (21 anni centrocampista).