Impazza in Italia la corsa ai materiali rari per la costruzione dei chip.
Una caccia che coinvolge diversi materiali come fluorite, litio, caolino, bentonite, feldspato, oltre a cobalto, neodimio, stronzio, nichel e rame, tutti fondamentali per i dispositivi elettronici ormai immancabili nella quotidianità, per le turbine eoliche e i motori delle auto elettriche.
Il dato sorprendente è che nonostante un bisogno crescente sia l’Italia che l’Europa hanno trascurato questi giacimenti presenti sul territorio italiano, lasciando che altri paesi, come Cina, Turchia e nazioni del Sud America, dominassero la ricerca e l’estrazione di tali rari e preziosi materiali, trasformandoli in “materie prime critiche” e aumentando la dipendenza europea, rendendo i sistemi produttivi più vulnerabili.
I siti di questi minerali presenti in Italia sono almeno mille sparsi tra l’arco alpino, la Liguria, lungo la costa tirrenica da Toscana a Campania, in Calabria e in Sardegna. Queste risorse, scoperte secoli fa e poi abbandonate non per esaurimento ma per la non urgenza delle materie all’epoca, sono oggi vitali a seguito della rivoluzione digitale e del New Green Deal.
Una svolta significativa è prevista nei prossimi mesi, grazie al recente decreto sulle materie prime critiche. Il decreto semplifica notevolmente le procedure per la ricerca e la riapertura delle miniere e per i progetti di riciclo, con tempi rapidi per il rilascio dei titoli abilitativi: non più di 18 mesi per l’estrazione e massimo 10 mesi per il riciclo. Anche i rinnovi delle concessioni esistenti vedranno tempi dimezzati, non superando i 10 mesi.
Inoltre, il decreto stabilisce che le royalties per le concessioni minerarie di progetti strategici saranno versate allo Stato per i progetti marittimi e sia allo Stato che alle Regioni per quelli terrestri. Queste entrate andranno a sostegno del Fondo sovrano per il Made in Italy, finanziando investimenti nella filiera delle materie prime strategiche. Un comitato presso il Mimit elaborerà annualmente un piano per valorizzare i giacimenti italiani di materie prime critiche.