La Svizzera potrebbe rischiare di scivolare in territorio deflazionistico l’anno prossimo, poiché un franco svizzero più forte ostacola gli sforzi dei decisori politici per tenere sotto controllo la crescita dei prezzi.
La Banca nazionale svizzera ha tagliato i tassi di interesse per la terza volta quest’anno a settembre, citando la forza della valuta rifugio come fattore chiave del calo del tasso di inflazione del paese, insieme ai prezzi più bassi del petrolio e dell’elettricità.
La banca centrale ha anche rivisto al ribasso le sue previsioni, fissando il tasso di inflazione annuo medio per il 2024 all’1,2% dall’1,3%, mentre prevede che gli aumenti dei prezzi cresceranno dello 0,6% nel 2025, rispetto a una precedente previsione dell’1,1%.
Il presidente uscente della BNS Thomas Jordan ha affermato all’epoca che il franco forte aveva avuto un “impatto materiale” sulle revisioni, ma ha minimizzato il rischio di deflazione, osservando che le previsioni rimanevano “nell’intervallo della stabilità dei prezzi”. Ha aggiunto che i decisori politici rimangono pronti ad adeguare ulteriormente la politica monetaria per tenere sotto controllo l’inflazione.
Ma gli analisti affermano che ora sembra sempre più probabile che la banca dovrà ricorrere a interventi in valuta estera per impedire che il Paese sprofondi in una situazione deflazionistica.