L’Ungheria, grazie al gasdotto Turkish Stream, ha segnato un punto di svolta nelle sue relazioni energetiche con la Russia e i Paesi limitrofi, riducendo la dipendenza dal transito del gas attraverso l’Ucraina.
Questa scelta, come riportato da Giuseppe Gagliano su Start Magazine, non è solo una questione tecnica, ma un nodo cruciale nel complesso intreccio geopolitico della regione. La Russia, impegnata da tempo nel diversificare le rotte di esportazione del gas, utilizza progetti come il Turkish Stream per consolidare la propria influenza sui partner europei, in particolare su quelli dell’Europa centrale e orientale.
Per l’Ungheria, la sicurezza energetica è stata rafforzata attraverso un accordo strategico che le garantisce un flusso stabile di gas, pari a circa 6,2 miliardi di metri cubi nel 2024. La diversificazione delle rotte di approvvigionamento di Mosca è anche una risposta alle sanzioni occidentali, poiché permette al Cremlino di mantenere un controllo sulle forniture e di evitare le potenziali limitazioni imposte dall’instabile situazione ucraina.