Lo scorso novembre la Commissione Europea ha inviato all’Italia una lettera di parere motivato minacciando la Nazione di infrazione qualora non avesse adeguato al diritto europeo la propria normativa sulle concessioni balneari.
La questione ha una certa urgenza eppure il Governo ha risposto chiedendo altri quattro mesi di tempo per completare la mappatura delle coste italiane e riordinare le concessioni demaniali marittime e facendo leva sulla legittimità di una proroga valida fino 31 dicembre 2025 per effetto del Decreto Milleproroghe del febbraio 2023.
Da parte sua l’UE ha manifestato un approccio morbido e comprensivo, aprendo al dialogo con le autorità italiane e allo stesso tempo confermando la forza dell’alleanza tra Meloni e Ursula Von Der Leyen in vista delle elezioni europarlamentari.
Il caos normativo e le prime diffide
Una situazione ancora in via di risoluzione ha messo in atto un vero e proprio caos normativo che ha portato alle prime diffide e ai primi ricorsi. Bisogna tornare al 2021 quando due sentenze del Consiglio di Stato hanno stabilito che tutte le concessioni sono da considerarsi invalide dal 1 gennaio 2024. Lo scorso novembre la Cassazione ha annullato una delle due sentenze facendo anche forza sulla Legge sulla Concorrenza varata dal Governo Draghi che fissava la scadenza delle concessioni il 31 dicembre 2023 ma che dava la possibilità di proroga di un anno in caso di difficoltà oggettive da parte dei comuni a espletare le gare pubbliche per riassegnare i titoli.
Come detto in precedenza, l’attuale Governo, reo di non aver dato ancora una normativa nazionale chiara ed oggettiva in tal senso, ha spostato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2024 con possibilità di proroga tecnica per l’anno successo.
Il problema arriva nel momento in cui il Diritto Europeo, primo nella gerarchia delle fonti giuridiche, proibisce qualsiasi proroga ritenendola un rinnovo della concessione agli stessi titolari e ritenendo queste pertanto illegittime. Inoltre, sempre secondo il Diritto Europeo, un bene pubblico come è una spiaggia deve essere periodicamente riassegnato attraverso delle procedure selettive.
Partendo da questo presupposto sono partite delle vere e proprie azioni ed iniziative da parte di gruppi d’interesse come fatto dall’associazione ‘Mare Libero’ che ha recapitato delle diffide formali a tutti i Comuni Costieri che si sono avvalsi della proroga fino al 31 dicembre 2024. Con una situazione normativa indefinita, infatti, chiunque, avvalendosi dei contrasti tra il Diritto Europeo ed il Diritto Italiano, può far valere dei propri diritti e far partire dei contenziosi legali che se non per questa estate ma per il prossimo anno dovranno essere inevitabilmente risolti.
D’altra parte la scelta di prendere tempo da parte del Governo di prendere tempo potrebbe rivelarsi sbagliata dato che si è di fronte ad una situazione già grave di per sé e che potrebbe via via peggiorare.