Continua la crisi di Evergrande che nella giornata di ieri ha visto Liu Yongzhuo, numero uno dell’azienda, essere arrestato per essere sospettato di aver commesso dei reati.
La notizia viene fornita in un comunicato stampa dalla stessa Evergrande che però non ha specificato quali sono i capi d’accusa rivolti al leader del colosso cinese. Nel frattempo l’azienda ha deciso di sospendere la quotazione dei propri titoli alla Borsa di Hong Kong.
Ricordiamo che quando si parla di crisi relativa alla situazione di Evergrande non si parla di crisi esclusivamente relativa al fattore della legalità che risulta essere solo un’aggravante di una situazione disastrosa. Dal punto di vista economico, infatti, il colosso cinese è in default dal 2021 e conta un debito che supera i 300 miliardi di dollari.
L’arresto di Liu Yongzhuo sembra essere chiaramente riconducibile alla forte ed ormai radicata politica anticorruzione condotta da Xi Jinping. Il siluramento del manager di Evergrande è arrivato per mano della Procura suprema del popolo, a valle della conclusione delle indagini a carico del dirigente da parte della Commissione nazionale di vigilanza e della Commissione per l’ispezione disciplinare del Partito comunista, dal quale è stato espulso il 6 gennaio scorso.