Il 2024 potrebbe essere un anno storico per le elezioni politiche nazionali, comunitarie e locali.
Secondo le stime del settimanale britannico The Economist ben 4 miliardi di persone, oltre la metà della popolazione mondiale, sarà chiamata ad andare al voto quest’anno in ben 76 paesi diversi.
Oltre alle elezioni europee, che chiameranno al voto i circa 400 milioni di elettori ed elettrici dei 27 stati membri, si voterà anche in otto dei dieci paesi più popolosi al mondo, cioè Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti, e in 18 paesi dell’Africa, che contribuiscono al conteggio con quasi 300 milioni di aventi diritto al voto, per un totale, appunto, di 4 miliardi di persone nel Mondo che contribuiscono a più della metà del Pil mondiale.
Un anno che dovrebbe portare ad una sorta di trionfo della democrazia ma che comunque vede le elezioni in alcuni paesi poco adatte a soddisfare quelle che sono le condizioni necessarie per avere dei voti realmente democratici. Il caso più emblematico è quello della Russia in cui salvo clamorosissime sorprese ci sarà l’ennesimo scontato plebiscito per Putin. Elezioni non pienamente democratiche si avranno anche in Bangladesh, Pakistan e Messico, tutti regimi ibridi che combinano elementi di democrazie e autoritarismo.
Un’importante variante di questo anno così storico è rappresentato dalle guerre presenti nel mondo in questo periodo. Oltre alle elezioni russe del 17 marzo, quest’anno si potrebbe votare anche in Ucraina dove il presidente Zelensky non ha escluso di poterle tenere nonostante la legge marziale lo vieti da due anni a questa parte. Portare al voto un popolo che ha abbandonato in parte la propria nazione e che è occupato a difendersi dagli attacchi russi, sarebbe una dimostrazione di resistenza ai tentativi della Russia di schiacciare l’indipendenza ucraina, mentre al contrario, se ci fossero irregolarità palesi le elezioni sarebbero una minaccia per gli sforzi dell’Ucraina di entrare (oggi è paese candidato) in Ue ed essere riconosciuta come democrazia completa.
Occhi puntati anche su Taiwan che andrà al voto il 13 gennaio e dove potrebbero essere rimodulati i rapporti con la Cina in un momento critico per il paese isolano. Il Partito democratico progressista, pro indipendenza e anti-cinese, secondo i sondaggi, dovrebbe mantenere il controllo della presidenza e del Parlamento, ma intanto accusa i suoi rivali, Kuomitang e il Partito popolare di Taiwan di spalleggiare la Cina e questi a loro volta accusano il Dpp di politiche guerrafondaie.
Infine ci saranno le elezioni per il Parlamento Europeo e a giugno seguiranno le elezioni per il parlamento in altri paesi europei come Austria, Belgio, Croazia, Lituania, Portogallo e Romania; nuovi presidenti saranno eletti in Croazia, Finlandia, Lituania, Romania e Slovacchia. Guardando anche più a Est, elezioni sono programmate in Azerbaigian (presidenziali), Bielorussia (parlamentari), Georgia (entrambe), Moldavia (presidenziali), Nord Macedonia (entrambi); al voto (locale) anche il Regno Unito, che però rinnoverà il Parlamento e il governo solo all’inizio del 2025, mentre l’Islanda ha in programma, a giugno del 2024, le elezioni presidenziali.
A chiudere l’anno ci saranno le elezioni di novembre alla Casa Bianca negli Stati Uniti dove è previsto un nuovo scontro politico tra l’attuale Presidente Joe Biden e il suo predecessore Donald Trump, ancora sotto accusa per avere contestato la vittoria di Biden nel 2020 e per aver sobillato i suoi sostenitori più estremi il 6 gennaio 2021, quando invasero Capitol Hill per ostacolare l’insediamento dei nuovi eletti al Congresso.