Il sempre più probabile e decisivo impiego dell’Intelligenza Artificiale è destinato a rivoluzionare le economie mondiali.
Un’incidenza che avrà una determinata portata in base anche al tipo delle economie dei Paesi Mondiali da quelli con basso reddito, passando per quelli con economie emergenti e finendo con i Paesi dall’economia più avanzata come quelli europei o gli Stati Uniti. A questo dato va chiaramente aggiunta la sempre più concreta possibilità di un aumento del gap socioeconomico tra i vari paesi.
Con un rapporto lanciato alla vigilia del World Economic Forum di Davos, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) lancia l’allarme in previsione di quel che sarà un futuro ormai prossimo. Sostanzialmente nello studio vengono indicati tutti i fattori che creerebbero dei pericoli con lo sviluppo controllato dell’IA che dovrebbe, sempre secondo questa analisi, diventare uno dei temi centrali all’interno dell’agenda politica mondiale.
Nel rapporto si sottolinea come i lavori poco complementari con l’Intelligenza Artificiale rischino di essere del tutto eliminati da quest’ultima che, grazie alle proprie capacità, potrebbe non solo svolgerli in egual modo ma anche tecnicamente migliorarli. E’ il caso degli operatori nel settore del telemarketing, o quelli dei call center, ma anche – si legge nello studio – i lavapiatti o gli artisti. Più sicuri, invece, i lavoratori la cui professione è ad alta complementarietà con l’IA: lavoratori come chirurghi, giudici o avvocati si avvalgono e possono beneficiare del supporto dell’intelligenza artificiale ma rischiano di essere rimpiazzate dalla capacità delle nuove tecnologie di riprodurre compiti finora legati esclusivamente all’intelligenza umana.
A spiegare meglio questo studio è la direttrice stessa del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva: “Circa la metà dei posti di lavoro nel cui ambito agisce l’IA possono trarre grandi benefici in termini di crescita della produttività ma per l’altra metà le applicazioni legate all’intelligenza artificiale potrebbero di fatto sostituire le mansioni attualmente svolte dagli umani, con l’effetto di ridurre la domanda di lavoro e di portare a salari più bassi e a una riduzione delle assunzioni. E nei casi più estremi alcuni di questi lavori potrebbe scomparire del tutto. Le scelte dei Paesi per definire i diritti di proprietà dell’IA, così come le politiche redistributive e altre politiche fiscali, determineranno in definitiva il suo impatto sulla distribuzione del reddito e della ricchezza. E’ cruciale per tutti i Paesi mettere in campo reti di sicurezza sociale omnicomprensive e offrire programmi di riqualificazione professionale per i lavoratori più vulnerabili. E nel farlo potremo realizzare una transizione verso l’intelligenza artificiale più inclusiva, proteggendo i livelli di vita e tagliando le ineguaglianze”.