La crisi dei mari che sta colpendo il Canale di Suez e il Canale di Panama sta mettendo a serio rischio il commercio mondiale.
Il Canale di Suez, dove transita circa il 15% del commercio mondiale, si ritrova ad affrontare gli attacchi sempre più frequenti degli Houthi yemeniti. Gli attacchi dei pirati islamisti hanno già portato almeno il 15% degli operatori commerciali a scegliere la più lunga (15 giorni aggiuntivi) e cara rotta del Capo di Buona Speranza che “aggira“ l’Africa.
Per quanto riguarda il Canale di Panama, dove transita tra il 3 e il 5% del commercio mondiale, e che attualmente opera al 66% della capacità nominale, la crisi è esclusivamente ambientale dato che la siccità che ha colpito la regione gli ha fatto raggiungere nuovi minimi storici di profondità.
I noli da Shanghai a Rotterdam sono saliti del 115% (da 1.910 dollari, a 3.577 dollari per FEU), le tariffe da Shanghai a Genova sono aumentate del 114% (da 2.222 dollari, fino a 4.178 dollari) e verso Los Angeles del 30% (arrivando a 2.726 dollari). E le previsioni non sono rosee, visti i possibili ulteriori aumenti delle tariffe spot est-ovest nelle prossime settimane e l’applicazione di sovraccarichi rilevanti per la dislocazione delle navi e per gli aumenti dei costi assicurativi.
Il tutto viene spiegato più nel dettaglio dalla relazione dell’Ispi di Milano: “L’impatto sui noli è significativo. Tutte le tariffe mercantili sono al rialzo, proprio quando si stavano smaltendo gli effetti nocivi della pandemia: nella prima settimana di gennaio 2024 l’indice composito di Drewry per i container (World Container Index) è aumentato del 61%, raggiungendo i 2.670 dollari per container da 40 piedi (Feu), con un incremento del 25% rispetto alla stessa settimana dell’anno scorso e dell’88% superiore rispetto alle tariffe medie del 2019 (pre-pandemia)”.
La crisi che stanno colpendo i due canali possono avere non solo delle pesanti ripercussioni sulle catene di approvvigionamento globali, ma anche sull’esportazione del Made in Italy, come sottolineato recentemente anche da Coldiretti, e potrebbe portare anche ad un rafforzamento dell’inflazione globale che sembrava avviarsi ad una riduzione.
“Queste due situazioni, Panama e Mar Rosso, indipendenti ma che si sommano – sostiene l’Ispi – rischiano di generare un nuovo rallentamento delle catene di fornitura e un rinvigorimento della pressione inflazionistica mondiale, che sembrava avviarsi a una riduzione, dopo la dinamica record dell’ultimo anno e mezzo. La doppia crisi ha già impattato sui prezzi dell’energia, con un rapido aumento del gas naturale e del petrolio. Sebbene la crisi sia globale, potrebbe essere nuovamente l’Europa a risentirne di più: dato il contesto macroeconomico , gestire un nuovo aumento dei prezzi dell’energia potrebbe presentare notevoli sfide, con concreti rischi, di fenomeni a rimbalzo di stagflazione”.
Questa crisi potrebbe anche avere delle ripercussioni sui consumatori italiani ai quali potrebbe costare centinaia di euro. A spiegarlo è il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso: “Il forte incremento dei costi di trasporto e i pesanti ritardi nelle consegne, unitamente ai rialzi dei carburanti potrebbero riflettersi in modo diretto sui prezzi al dettaglio delle merci vendute in Italia dando vita ad una spirale inflattiva: un incremento di appena l’1% del tasso di inflazione pesa, su una famiglia con due figli, per 411 euro all’anno in più”.