Per la procura di Milano, il “modus operandi” di Canio Mazzaro è chiaro. L’ex compagno di Daniela Santanchè (ex socio e coindagato della ministra al Turismo in diverse inchieste) “creava scatole cinesi per scaricare le sue spese e non pagare le tasse”.
Lo ha sostenuto, riporta La Stampa, in aula il pm Paolo Filippini che accusa Mazzaro di sottrazione fraudolenta di beni e dichiarazione infedele. E che oggi ha chiesto per lui una condanna a 3 anni di carcere e 393 mila euro di confisca, cifra che fa riferimento al valore della barca “Unica” che risulta essere l’unica proprietà dell’imprenditore “nullatenente”.
In base a un “accordo di reversibilità”, tutti i suoi compensi finivano infatti alla società M Consulting al 99 per cento di proprietà della madre, Rosa Parosa. Su cui, per l’agenzia delle entrate, avrebbe scaricato spese di ogni tipo.
Di diverso avviso la difesa, rappresentata dall’avvocato Matteo Mangia che ha sostenuto che le indagini della Gdf non avrebbero in alcun modo dimostrato che quei beni acquistati dalla società appartenessero a Mazzaro: mancherebbe dunque “il presupposto dell’accusa”.