L’Unione Europea ha aggiornato la lista dei paradisi fiscali extraeuropei.
Con i nuovi aggiornamenti sono stati rimossi dalla lista Bahamas, Belize, Seychelles e Isole Turks e Caicos mentre sono ancora presenti altri 12 paesi: Samoa americane, Anguilla Antigua and Barbuda, Figi, Guam, Palau, Panama, Russia, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini americane, Vanuatu. Paesi che non hanno avviato un dialogo costruttivo con l’Ue sulla governance fiscale o non hanno mantenuto gli impegni presi sulle riforme finalizzate ad aumentare trasparenza ed equitàdella tassazione e prevenire l’erosione della base imponibile e il trasferimento dei profitti.
L’esclusione dalla Black List di paesi che comunque continuano ad assumere comportamenti poco consoni come le Bahamas e le Isole Turks e Caicos e anche di paesi europei, che secondo alcuni analisi sottraggono molto di più ai vicini europei di quanto facciano i paradisi fiscali extracontinentali, ha montato la polemica sul sistema della Black List dell’Unione Europea.
L’Oxfam, in prima linea nella richiesta di una lotta efficace contro i paradisi che consentono a super ricchi e multinazionali di evadere o eludere il fisco alimentando disuguaglianze e sottraendo risorse con cui finanziare i servizi pubblici, la ritiene non all’altezza delle intenzioni in quanto il sistema presenta diversi punti di criticità.
Pesanti critiche arrivano anche da parte dell’Independent Commission for the Reform of International Corporate Taxation che sottolinea come l’UE debba guardare prima di tutto in casa propria dove ci sono paesi quali di Irlanda, Lussemburgo, Malta, Cipro, Paesi Bassi e Ungheria. Che sottraggono ai “vicini” più risorse rispetto ai piccoli paradisi.